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Nella zona occidentale dell’India in cui opera SoS India, ci si è resi conto di quanto sia necessario uno spazio in cui la comunità possa riunirsi durante il periodo delle piogge o durante le lunghe stagioni afose. Avere cioè dei luoghi dalle molte funzioni, dei centri polifunzionali appunto, in cui la gente possa ritrovarsi e vivere momenti di socialità, di cura, di formazione, di amicizia, di relazione e di preghiera. Dando avvio al progetto Community hall, o Casa della comunità, vogliamo facilitare tra la gente e nelle popolazioni dei diversi villaggi dell’interno, momenti di crescita comunitaria, di senso di appartenenza e di solidarietà secondo le differenti necessità e senza distinzioni di credo e di classe sociale. Queste strutture permetteranno alle persone più povere di avere uno spazio comunitario dove poter pregare, studiare, incontrarsi e ricevere una prevenzione sanitaria. A beneficiarne sarà l’intera popolazione dei villaggi di Kelabari, Hatighisa, Rakam Jote, Ambotia e Bijoy- Nagar. La casa della comunità potrà essere chiesa e all’occorrenza scuola, ambulatorio e dispensario medico. Ancora oggi tanti cristiani in India incontrano difficoltà a praticare la loro religione. Con le community hall tale pratica potrebbe esserne facilitata e diventare spazio comunitario per l’intera popolazione in cui liberamente pregare, studiare, incontrarsi e ricevere una prevenzione sanitaria. In accordo con il vescovo di Bagdogra e i padri gesuiti, e con la collaborazione delle diocesi di Susa e Torino, a tutto il 2016 sono state edificate cinque case della comunità, e contiamo di realizzarne altre cinque per un totale di dieci. La spesa preventivata per la costruzione di una casa della comunità è di € 25.000 Grazie per voler contribuire a migliorare la vita comunitaria di questa gente ﷯ ﷯

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La costruzione di pozzi riaccende la vita  e dà speranza di nuovo sviluppo a grandi e bambini

L'impegno di SoS India e dei suoi sostenitori per portare acqua potabile in alcuni distretti del West Bengala in cui la popolazione più povera, in prevalenza appartenente all'etnia Adivasi, vive con un euro al giorno. SoS India è convinta che dall'acqua possa partire la rinascita. È per questo che ha aderito alla richiesta, giunta da diverse associazioni e entità religiose e civili indiane, di cooperare alla costruzione di alcuni pozzi di acqua potabile a 100-150 metri di profondità. Per offrire acqua buona da bere, priva di ogni contaminazione chimica e batteriologica. Nella maggior parte dei casi in queste aree dell'India l’acqua è contaminata perché i pozzi non sono così profondi da raggiungere le falde potabili. In altri casi l’acqua viene raccolta da pozze o da stagni in cui vi hanno libero accesso anche gli animali. La scarsità di acqua potabile comporta una grande mortalità e morbilità tra le fasce più deboli della popolazione, soprattutto tra i bambini al di sotto dei cinque anni di età. Si stima che in India ogni anno muoiano per diarrea circa 400.000 bambini; e le cause principali sono da ricercare nell’utilizzo a scopo alimentare di acque contaminate e infette. Il progetto che SoS India sostiene non si limita alla costruzione del pozzo, ma mira a sviluppare tra la gente una cultura dell’acqua potabile nel rispetto dell’ambiente, dell’igiene personale e del corretto uso dell’acqua.

SoS India porta l'acqua potabile nel villaggio di Dajea, distretto di Darjeeling, West Bengala ﷯ Il pozzo sarà costruito nel villaggio di Dajea in collaborazione con il Centro salesiano abitato da una popolazione che vive in povertà estrema e che lotta per l’acqua e la sopravvivenza. I pochi pozzi esistenti nella zona sono poco profondi, si svuotano facilmente nei periodi più caldi e presentano contaminazioni di vario genere dovute per lo più all’uso di pesticidi e alla mancanza di fognature. Una situazione di grave emergenza per le 2.500 persone che vivono a Dajea e per gli agglomerati rurali che vi gravitano. Costruire un pozzo alla profondità di 100-150 metri ha un costo elevato anche in considerazione delle specifiche caratteristiche della zona, che è montuosa. Il pozzo verrà realizzato in collaborazione con la Novara Center Onlus che ha sede nella città di Novara.

Un altro pozzo nel villaggio di Krishnagar, distretto di Nadia ﷯ Nel villaggio di Krishnagar, nel distretto di Nadia, confinante con il Bangladesh, l’economia si basa soprattutto sull’agricoltura e sulle attività di piccole e medie imprese agro-alimentari. Si coltivano per lo più riso, juta, zucchero, che vengono in parte conservate e trasformate. L'uso smodato di pesticidi e la presenza di arsenico nel suolo fa sì che le falde acquifere superficiali siano inquinate da sostanze nocive alla salute dei Santhal, l'etnia adivasi che compone la fascia più povera della popolazione. La mancanza di acqua potabile, unita alla denutrizione, indebolisce la popolazione e soprattutto i bambini che diventano ancora più vulnerabili alle malattie. Gli stessi adulti, fiaccati da disturbi e malnutrizione, non sono in grado di lavorare per mantenere le loro famiglie in modo adeguato. Portando l'acqua potabile a Krishnagar SoS India è convinta di poter migliorare la frequentazione della scuola e l'apprendimento dei ragazzi oltre che preparare le basi per una popolazione più sana. Una più corretta gestione dell'acqua e l'eliminazione delle fonti di inquinamento potrebbero migliorare le condizioni socio-economiche di queste comunità. I beneficiari di questo progetto sono i 2.500 abitanti di Krishnagar con particolare attenzione ai bambini e ai ragazzi dell’ostello e delle scuole superiori e tecniche del locale Centro gestito dai salesiani. Il pozzo verrà realizzato in collaborazione con la Caritas di Roma.

SoS India scava due pozzi nel distretto indiano di Birbhum ﷯ I villaggi di Joypur e Barapahri appartengono al distretto di Birbhum. Molta gente di questo distretto lavora nelle cave di pietra. I bambini e le donne sono utilizzati soprattutto come spaccapietre. Vivono in abitazioni sprovviste di acqua, elettricità, servizi igienici, fognature... Il clima è caldo torrido e le temperature possono raggiungere i 40-45 gradi centigradi, con elevati tassi di umidità. Chi lavora nelle cave frequentemente si ammala di tubercolosi o di altre malattie dell'apparato respiratorio a causa delle polveri che inala. In un simile contesto l’acqua potabile scarseggia e, dato che la falda acquifera potabile è in profondità, risulta impossibile per questa gente migliorare le proprie condizioni di vita. Per raggiungere l'acqua i pozzi devono arrivare ad una profondità di almeno 150 metri e richiedono, anche in considerazione della conformazione rocciosa del suolo, costi elevati. SoS India ha voluto rispondere positivamente alla richiesta di cooperazione giunta dagli amici indiani assumendosi l'impegno di scavare in diversi villaggi del distretto di Birbhum alcuni pozzi che potranno garantire una vita migliore ai loro abitanti. Con la costruzione di questi due pozzi si potrà fornire acqua potabile a circa 420 ragazzi del Don Bosco welfare center di Joypur, a 350 bambini della scuola salesiana di Barapahri e ai complessivi 5.000 abitanti di Joypur e Barapahri. I due pozzi saranno realizzati in collaborazione con la Novara Center Onlus che ha sede nella città di Novara

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Acqua per la comunità

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